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Fauna bellunese

ZOOLOGIA
 


LA FAUNA DELLA PROVINCIA DI BELLUNO
a cura di GIUSEPPE TORMEN


La  provincia  di  Belluno,  per  la  sua  ubicazione  geografica  equidistante  tra  il  Mediterraneo  e  il centro  Europa,  per  la  sua  complessa  morfologia,  l’accentuata  altimetria  e  la  millenaria  opera dell’uomo, presenta diverse tipologie ambientali. In un’ipotetica escursione – tra i fondovalle della parte meridionale della provincia e le cime più elevate  delle  Dolomiti  – si  incontrano  gran  parte degli ambienti  che  si  potrebbero vedere  in  un viaggio  di  migliaia  di  km.,  dalle  sponde  del Mediterraneo  alle  ultime  propaggini  terrestri  prima della banchisa del Polo Nord. Questa notevole varietà di ambienti permette la presenza di una fauna diversificata. Infatti, a poca distanza tra loro, si possono rinvenire uccelli come il passero solitario (abitatore delle calde pareti rocciose  del  sud Europa)  e  la  pernice  bianca  (che  vive  alle  quote  più  elevate  nelle  nostre montagne e nella tundra artica).
La  provincia  di  Belluno  è,  talvolta,  il  confine  di  distribuzione  di  talune  specie  alpine,  come  il camoscio (che non scende nelle pianure) e di alcuni rettili e anfibi come la natrice tessellata e la raganella  (che  non si  inoltrano nelle  più alte  e  fredde  zone  montuose)  o della  vipera  dal  corno (che vive nell’Europa orientale e trova da noi il suo limite occidentale di diffusione).
Alcuni  animali  si  possono  incontrare  in  vari  ambienti,  ma  molti  di  essi  solo  legati  a  particolari habitat. Dal  punto  di  vista  faunistico,  la  provincia  di  Belluno  può  essere  suddivisa  in  4  grandi tipologie: 1.Le zone umide; 2.Gli ambienti rurali e urbani 3.Il bosco;  4.Gli ambienti di montagna.

 
 

1 - Le zone umide

La  provincia  di  Belluno  è  prevalentemente  montuosa,  ma  presenta  interessanti  ambienti umidi. Partendo  dalle  quote  più  alte,  troviamo  torbiere,  piccole  pozze,  laghetti  alpini  e  ruscelli. Questi ambienti  per diversi mesi all’anno sono ghiacciati,  o  ricoperti  da  una  coltre  nevosa,  e  non sono molti gli animali che sono riusciti ad adattarsi a queste dure condizioni climatiche.
Tra i pesci, si può rinvenire la sanguinerola e la trota fario, che riescono a sopravvivere nelle acque più  profonde  (libere  dal  ghiaccio).  Tra  gli  anfibi,  solo  la  rana  temporaria  o  rossa  e il tritone alpestre  riescono  a  vivere  a  quote  elevate,  passando  comunque  la  maggior  parte dell’anno  in letargo.  In  inverno, il  solo  uccello  che  frequenta  questi  ambienti  è  il merlo acquaiolo,  che  si immerge, come un palombaro, nelle fredde acque alla ricerca di piccoli invertebrati. Scendendo più in basso,  si incontrano altri ambienti umidi,  torrenti con i loro greti sassosi, laghi più o meno vasti, talvolta artificiali e, nella parte inferiore della provincia, fiumi come il Piave e il Cordevole, con ampi letti ghiaiosi, risorgive e piccole zone palustri. In questi ambienti, la fauna è più  ricca  e  diversificata:  oltre  alla  trota  fario,  si  rinviene  anche  la trota marmorata, il  barbo,  il temolo  e  lo  scazzone  alpino.  Tra  gli  anfibi  che  trovano  migliori  condizioni  di vita,  possiamo incontrare  il tritone  comune,  il  tritone  crestato  e  la  rana  verde.  Tra  gli uccelli,  esclusivamente legati  all’acqua  perché  si  nutrono  di  pesci,  troviamo  l’airone  cenerino e  il più  raro  martin pescatore, le ballerine bianche e gialle (che ricercano piccoli insetti presso il bordo dell’acqua). Sui larghi greti sassosi, nidificano il corriere piccolo e il piro-piro piccolo.
Questi ambienti sono molto importanti anche per altri uccelli che vi trovano nutrimento e rifugio. Il corso dei fiumi è inoltre una strada preferenziale, durante le migrazioni, anche per molte specie non legate  all’acqua. Il  lago  di  S.  Croce  (il  più  grande  della  provincia)  e  il  bacino  di  Busche presentano  estensioni  e  canneti  che  permettono  la  vita  ad  uccelli  tipicamente  acquatici.  Vi nidificano, infatti, germani reali, folaghe, gallinelle d’acqua, svassi maggiori e tuffetti.
E’ soprattutto in inverno che s’incontrano diversi uccelli acquatici, arrivati  per  svernare dalle  più fredde  regioni  del  Nord  Europa.  Tra  le  anatre,  si  osservano morette,  alzavole, quattrocchi,   ed inoltre gabbiani e cormorani.



Testo, immagini di Giuseppe Tormen
 
 

2 - Gli ambienti rurali e urbani

Per  ambienti  rurali  s’intendono  le  zone  agricole  trasformate  dall’uomo  nel  corso  dei  secoli, tagliando  il  bosco  per  far  posto  a  prati  e  campi.  Questi  ambienti  si  trovano  prevalente  nei fondovalle della parte meridionale della provincia e risultano essenziali per la presenza di diverse specie animali.  Particolarmente  negli  ambiti  dove  persiste  un’agricoltura  tradizionale,  con  varie coltivazioni alternate (campi, prati, frutteti, vigneti, siepi), si creano diverse tipologie di habitat.
Le specie legate a questo ambiente sono diverse e molto difficilmente si possono incontrare fuori da esso. Tra  gli anfibi, troviamo la raganella (piccola rana  arboricola che  vive tra  le fronde  delle siepi); negli orti si trovano spesso rospi comuni; nei vecchi muretti a secco, vivono lucertole  dei muri, il  ramarro e il biacco (serpente che da adulto diventa tutto nero  e che in dialetto è detto carbonàz);  nei  prati  vive  un  altro  piccolo  rettile  dalla  forma  di  serpente,  ma  in  realtà  è  una lucertola senza zampe: l’orbettino.
Nelle  fattorie  e  stalle  vivono  piccoli  mammiferi  come  i  topi domestici;  nei  solai  e  fienili trovano rifugio pipistrelli  e,  di  notte,  esce  a  caccia  di  roditori  la  faina;  negli  orti  e frutteti, il riccio (simpatico animale che ha trasformato i sui peli in aculei) va alla ricerca di insetti, vermi e frutta e il suo metodo di difesa consiste nel raggomitolarsi diventando una palla spinosa, inviolabile dai suoi nemici.  I prati aperti sono l’ambiente preferito da lepri e, sotto il terreno, le talpe scavano le loro gallerie.
Gli uccelli sono comunque le presenze più appariscenti. Alcuni, come il passero, lo storno, la gazza e la tortora dal collare, vivono quasi esclusivamente in ambienti rurali e antropizzati. Diversi altri uccelli  frequentano le  campagne  coltivate.  Alcuni  insettivori,  come  la  cinciallegra, sono presenti tutto  l’anno,  mentre  altri  sono  migratori  e  arrivano  da  noi  per  nidificare,  come  la rondine  e  il codirosso. Tra le erbe dei prati (sempre più rari) nidificano due uccelli un tempo comuni: la quaglia e l’allodola.   Nei campi (sia in autunno che in  inverno), vediamo cardellini, fringuelli, peppole e verdoni, che cercano semi di varie piante.
Anche  alcuni  uccelli  rapaci  frequentano  questi  ambienti,  alla  ricerca  delle  loro prede.  Durante  il giorno,  la  poiana  e  il  gheppio,  sostituiti  nelle  ore  notturne  da  due  piccoli  strigiformi:  la civetta comune e l’assiolo.
Pure le aree urbane consentono la presenza di alcuni animali selvatici. Anche se la maggior parte della fauna rifugge i luoghi frequentati dall’uomo, alcune specie hanno però imparato che, in città e  nei paesi,  non  vengono  cacciati  e  possono  trovare  facilmente  il  cibo. Passeri,  rondini  e cornacchie frequentano  piazze  e  cortili;  nei  giardini  nidificano  merli  e,  in  inverno,  arrivano pettirossi e cinciallegre in cerca di nutrimento e di un clima più mite rispetto agli ambienti esterni. Non solo gli uccelli, ma anche i rettili – come le lucertole – trovano rifugio nei vecchi muri, dove cacciano mosche e altri insetti. Tra gli anfibi che frequentano centri urbani, possiamo incontrare il raro rospo smeraldino. Ospiti meno graditi sono invece i ratti, che trovano il loro nutrimento nei rifiuti abbandonati e nelle fognature.



Testo, immagini di Giuseppe Tormen
 
 

3-Il bosco


Il  bosco  è,  senza  dubbio,  l’ambiente più vasto  della  provincia  di  Belluno  e,  negli  ultimi decenni, l’abbandono di prati e pascoli di bassa-media quota ne sta favorendo ulteriormente la diffusione. Quota  altimetrica,  esposizione  e  situazioni  climatiche  –  unitamente  ad  altri  elementi,  come affioramenti  rocciosi,  forre  e  radure  – condizionano  notevolmente  la  variabilità  ambientale  e  le tipologie del bosco.

Bosco di latifoglie.  Nella parte meridionale della provincia, nei fondovalle e sui pendii esposti al sole, crescono boschi di latifoglie, le cui essenze principali sono: carpini, querce, castagni e frassini. Diversi animali trovano rifugio e cibo in questo ambiente. Sicuramente gli uccelli sono i vertebrati più numerosi, anche se non è facile individuarli nell’intrico di rami e fronde, ma i loro canti e richiami ne tradiscono comunque la presenza. Tra gli uccelli insettivori più comuni: cinciarelle, codibugnoli e capinere; tra i granivori: fringuelli e verdoni; un rauco verso segnala la presenza della ghiandaia; nei tronchi marcescenti il picchio rosso maggiore e il picchio verde trovano larve di insetti e, con il forte becco (tagliente come uno scalpello) scavano i loro nidi, che, una volta abbandonati, vengono utilizzati per nidificare da altri uccelli come le cince. Vi trovano pure rifugio pure piccoli mammiferi, come il ghiro (roditore arboricolo dalle abitudini notturne). Tra gli uccelli rapaci, vi abita lo sparviero. Durante la notte, l’allocco esce dai sui nascondigli diurni (cavità di alberi o rocce) per cacciare le prede (principalmente piccoli roditori). Il bosco di latifoglie è l’habitat preferito da altri mammiferi. Il capriolo esce dalla protezione del sottobosco all’alba e al tramonto, per brucare erbe e germogli; in inverno vive in piccoli gruppi famigliari e il suo pelo è grigio e folto per difendersi dal freddo; in estate il pelo è più rado, di colore rossastro; i maschi vivono solitari, mentre le femmine accudiscono da sole i cuccioli. Nel bosco di latifoglie vive anche il più piccolo carnivoro europeo: la donnola, abile cacciatrice di roditori che insegue fin dentro le loro tane. Anche il tasso, mustelide parente della donnola, vive in questo ambiente, dove scava grandi tane sottoterra, dalle quali esce di notte alla ricerca del cibo. La sua alimentazione è onnivora e si nutre di ogni sostanza vegetale o piccolo animale che riesce a catturare. Nelle giornate piovose e umide, escono allo scoperto anche degli anfibi. La salamandra gialla e nera, dalla vistosa e maculata livrea, si sposta sul terreno alla ricerca di vermi e piccoli invertebrati, mentre la rana dalmatina, la cui colorazione si confonde con le foglie morte, si sposta a grandi salti. Anche i rettili non mancano. Il più grande è il colubro d’Esculapio (in dialetto ànda), un bel serpente dalla colorazione verde-giallastra, innocuo, ma che si arrampica con agilità sui rami alla ricerca di nidiacei e uova d’uccelli. Nelle radure più assolate si può incontrare la vipera comune, velenosa ma timida, che morde l’uomo solo se molestata.

Bosco  misto.   Attorno ai mille metri di quota, il bosco di latifoglie lascia il posto al bosco misto, dove si trovano alberi a foglia caduca e conifere. Le principali formazioni boschive sono composte da faggi, abeti rossi e abeti bianchi. Molte specie animali abitano sia il bosco di latifoglie che il bosco misto e di conifere, come lo scoiattolo (vero acrobata in grado di salire sui tronchi più lisci e spostarsi saltando di ramo in ramo, senza scendere a terra). Pochi sono gli animali in grado di catturarlo. Tra questi la martora, che lo eguaglia in abilità e riuscendo talvolta ad inseguirlo fin sulle esili cime degli alberi. Un altro carnivoro che vive nel bosco, grazie alla sua adattabilità in vari ambienti, è la volpe, che scava le sue tane in prossimità di rocce e radici di grandi alberi. La volpe è un'abile cacciatrice di piccoli mammiferi, tra cui l’arvicola rossastra, che si nutre dei semi degli alberi caduti sul terreno. Il più grande animale del bosco è il cervo, parente del capriolo. I maschi possono pesare più di 200 kg. e la loro testa è cinta da un trofeo o palco (chiamato impropriamente “corna”), formato da sostanza ossea che si sviluppa e cade annualmente. Nei più giovani ha una sola punta, mentre negli adulti le punte possono arrivare a 7 o più per ogni “ramo”. I palchi servono ai maschi (le femmine ne sono prive) a stabilire un rango gerarchico durante il periodo degli amori. In autunno, infatti, i maschi cercano di radunare e difendere dai rivali un harem di femmine. Talvolta i maschi ingaggiano degli scontri, nei quali i contendenti si affrontano a colpi di palchi. Solitamente il più debole, dopo i primi assalti, si ritira, ma raramente può capitare che uno dei due muoia trafitto dal rivale. Tra gli uccelli tipici del bosco misto, vi è il ciuffolotto (granivoro delle dimensioni di un passero), che presenta un bel piumaggio rosso e grigio; diversi sono anche gli uccelli insettivori: la cincia bigia, il lui piccolo e il tordo bottaccio (che si nutre principalmente di lombrichi). Qui vive anche il più grande picchio europeo, il picchio nero.

Il maschio si distingue dalla femmina per avere il vertice della testa di un rosso brillante, mentre nella femmina il rosso è limitato solo alla nuca. Il picchio nero scava nei tronchi degli alberi dei grandi nidi, che vengono utilizzati come tana anche da ghiri e scoiattoli e, in particolare, dalla civetta capogrosso, piccolo rapace notturno dal piumaggio folto e morbido, che si nutre di arvicole e topi. Tra gli uccelli rapaci diurni, l’astore è quello più forte e temibile, perché è capace di catturare animali più pesanti di lui come le lepri. Durante la notte, dalle forre rocciose esce a caccia il grande gufo reale, che per le sue dimensioni e capacità predatorie è l’equivalente diurno dell’aquila reale. L’uccello più raro e misterioso del bosco misto è però il gallo cedrone, specie che va gradualmente scomparendo per l’accanita caccia che gli è stata data in passato e, soprattutto, perché abbisogna di boschi tranquilli e non disturbati dalla presenza umana (oggi, purtroppo, sempre più invadente in ogni ambiente). Pochi sono gli anfibi e rettili che riescono a vivere in questi freddi boschi. Nei versanti più caldi si può trovare ancora qualche salamandra gialla e nera e il rospo comune. Tra i rettili: l’orbettino e la coronella austriaca, piccolo serpente innocuo che viene spesso ucciso perché scambiato per una vipera.

Bosco  di  conifere.  Salendo ancora di quota, le condizioni climatiche diventano più rigide e vi crescono prevalentemente le conifere (alberi più adatti a climi freddi): abeti rossi, abeti bianchi, pino silvestre e larici. Anche qui possiamo trovare durante l’estate diversi uccelli: fringuelli, lucherini e cesene. Pochi però sono quelli che riescono a sopravvivere durante l’inverno e sembra strano che uno di questi sia il minuscolo regolo, un uccello che pesa poco più di 5 grammi e che si muove costantemente alla ricerca di piccole larve e crisalidi di insetti, sui rami delle conifere, assieme a cince alpestri e cince more. Anche il picchio cenerino e il più raro picchio tridattilo riescono a vivere, durante l’inverno, in questo ambiente. I nidi di questi picidi sono poi utilizzati per nidificare dal più piccolo rapace europeo, la civetta nana. I mammiferi passano spesso inosservati e solo in inverno la loro presenza è rilevata dalle tracce sulla neve. E’ solo cosi che si può scoprire la pista irregolare (e a balzi) della martora e quella lineare della volpe. Nella parte superiore del bosco, le condizioni climatiche sono talmente rigide che gli alberi si diradano, sono più bassi e ricurvi (arrivando spesso a crescere prostrati sul terreno per l’azione della neve e del vento) e gradualmente lasciano il posto a cespugli di ontano, salice e pino mugo. In questo ambiente di transizione, tra il bosco e le praterie alpine, vive tutto l’anno il gallo forcello. Anche la nocciolaia riesce a sopravvivere in inverno, grazie alle scorte di semi di conifere e nocciole che in autunno accumula tra le radici degli alberi. In primavera, arrivano per nidificare la tordela e il merlo dal collare.


Testo, immagini di Giuseppe Tormen
 
 

4-Ambienti di montagna


Oltre il limite superiore della vegetazione arborea, si estendono le praterie alpine, zone ricche di varie specie erbacce e floreali. In questo ambiente, ricoperto dalla neve per molti mesi dell’anno, vivono diverse specie di vertebrati. Alcuni, come la marmotta, sono tipici ed esclusivi di questo habitat. La marmotta è un grosso roditore che può pesare 3-6 kg., si nutre prevalentemente di erba e per sopravvivere al lungo inverno scava delle profonde tane in cui cade in un letargo di circa 8 mesi (da ottobre a maggio). Vive in gruppi famigliari e quando i membri si allontanano dalla tana, alla ricerca del cibo, un esemplare fa da sentinella per avvisare di eventuali nemici, lanciando dei fischi. Il più pericoloso predatore delle marmotte è l’aquila reale.
Altro roditore di questo ambiente è la lepre variabile o bianca, che ha la prerogativa di cambiare il pellame a seconda della stagione: grigio-brunastro in estate e bianco-candido in inverno.
Anche mammiferi di grandi dimensioni quali il camoscio e lo stambecco frequentano le praterie alpine. Entrambi abili arrampicatori, in caso di pericolo si rifugiano su ripide pareti rocciose dove i loro nemici, a parte l’aquila reale, non riescono a raggiungerli. I camosci vivono durante l’estate in branchi composti da femmine e piccoli, mentre i maschi adulti sono solitari e si avvicinano alle femmine solo durante il periodo degli amori (in novembre). Gli stambecchi conducono una vita simile al camoscio e riescono a vivere sugli alti e ripidi pendii, messi a nudo dal vento e dalle slavine, anche durante l’inverno. Il carnivoro più tipico della prateria alpina è l’ermellino, piccolo mustelide che, come la lepre variabile, in inverno diventa bianco con l’eccezione della punta della coda che rimane nera. Pochi sono gli anfibi che riescono a vivere in questo ambiente, tra questi la salamandra nera, che partorisce dei piccoli vivi, e la rana temporaria. I rettili tipici di questo habitat sono il marasso (una vipera che talvolta presenta una colorazione completamente nera) e la lucertola vivipara. Durante l’estate, la prateria alpina è frequentata da diverse specie di piccoli uccelli insettivori come lo stiaccino e lo spioncello; in vicinanza di rocce vivono il codirosso spazzacamino e il culbianco; tra i granivori troviamo il fanello e l’organetto. Nel cielo montano compie le sue evoluzioni il grande corvo imperiale, dal profondo e roco richiamo, che si ode ancora prima di vederlo. Un altro corvide che forma talvolta grandi stormi è il gracchio alpino, che spesso si avvicina a baite e rifugi in cerca di cibo. A quote ancora più elevate anche le erbe stentano a crescere e il terreno è sterile e roccioso. In questo ambiente, tra le ultime zolle erbose vive la pernice bianca, uccello ricoperto da un fitto piumaggio (anche sulle dita delle zampe), che lo difende dalle temperature più rigide (inferiori a -30 gradi). Le fanno compagnia il fringuello alpino e il sordone, piccoli uccelli che riescono a sopravvivere ad alta quota anche durante l’inverno. Tra i rapaci che frequentano questo ambiente c’è il falco pellegrino, l’animale più veloce del mondo (perché riesce a superare in picchiata i 300 km/ora) e l’aquila reale, che caccia marmotte, lepri e pure giovani di camoscio e stambecco. L’aquila, che vive in coppie (fedeli per tutta la vita) e costruisce dei grandi nidi sulle rocce (dove alleva i suoi aquilotti), domina territori – che difende dai suoi simili – molto vasti e grandi anche più di 100 kmq. Talvolta le alte quote sono visitate da due avvoltoi: il grifone e il gipeto, che si nutrono delle carcasse di animali morti per malattia, freddo o a causa delle valanghe. Negli ultimi anni, hanno fatto la loro ricomparsa due grandi predatori, scomparsi nei secoli scorsi per la persecuzione dell’uomo: l’orso bruno e la lince. La loro presenza è ancora però sporadica.




Testo, immagini di Giuseppe Tormen
 
 

Estratto dal DVD “LA MONTAGNA BELLUNESE” – 2011  
repertorio didattico sostenuto dalla Fondazione Cariverona ed edito congiuntamente da
Club Alpino Italiano – Sezione di Belluno,
Gruppo Natura Bellunese – Belluno  
Centro Turistico Giovanile – Belluno

con la collaborazione di
ARPAV – Dipartimento di Belluno
Associazione Micologica Bresadola – Belluno

 
 
 
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